Tutti.
O forse no.
Quando atterriamo a Pantelleria, ci guardiamo attorno con un senso d’incertezza.
La scrutiamo con riluttanza, persino con un filo di diffidenza.
Poi — e può essere questione di minuti o di giorni — lo sguardo si posa su un’immagine.
Ed ecco: quella diventa fotografia.
Quando nacquero le Polaroid, le fotografie cambiarono nome: divennero istantanee.
Scatto e stampa.
Immediato.
Così sono le immagini che il sentimento cattura a Pantelleria.
Senza bisogno di mani, senza il clic di una macchina.
Solo occhi e cuore.
Guardi e immagazzini.
Stampi.
Tutto si fissa a metà strada tra la mente e l’anima.
L’orizzonte, curvo.
Il verde che si mescola al giallo della macchia.
Il vapore che si leva tra le sfumature della steppa.
Il muschio sugli alberi del bosco.
La nebbia che, nelle giornate più calde, si solleva dal mare.
Il mare smerigliato, frutto del soffio caldo del vento.
Le pale di fichi d’India che tremano sotto il maestrale.
I colori del maestrale stesso.
Istanti.
Istantanee.