Pantelleria è un frattale

Pantelleria è un frattale

Pantelleria è un frattale

Il frattale è un concetto che nasce dalla matematica e dalla geometria.
È una figura in cui le parti ripetono lo stesso disegno del tutto, come se ogni frammento fosse una miniatura dell’intera forma.
Un ramo che somiglia a un albero. Una costa che, osservata da vicino o da lontano, mostra la stessa frastagliatura.
Anche se è un’idea astratta, i frattali si trovano ovunque in natura: nei fiocchi di neve, nei fiori di cavolfiore, nei fulmini, nei rami degli alberi.

La loro bellezza è sottile e sorprendente: più ti avvicini, più ritrovi la stessa meraviglia.

Pantelleria è così.
Un’isola frattale.
Ogni dettaglio racconta l’intero.
Ogni pietra, ogni pianta, ogni costruzione, ogni angolo di costa porta dentro di sé l’identità dell’isola intera.

Sulle sue scogliere di lava, ogni frattura racconta la nascita vulcanica.
Basta una pietra per intuire il fuoco, il tempo, il mare.

Un dammuso, con la sua forma morbida e solida, non è solo un’abitazione:
è il riassunto architettonico del paesaggio.
Come l’isola, raccoglie, protegge, conserva.

Una singola vigna ad alberello — bassa, circolare, abbracciata al terreno — ripete la logica della resistenza.
Ogni pianta è unica, ma insieme formano un pattern antico, tramandato, riconoscibile.

I terrazzamenti che scalano le montagne sembrano linee disegnate da una mano paziente.
Ripetuti, simili, ma mai identici: come in un frattale, l’ordine nasce dalla variazione.

E poi c’è il cappero: pungente, essenziale, salato di vento.
In ogni bocciolo c’è l’impronta dell’isola intera — dura e generosa, scabra e profumata.

Pantelleria non ha un solo centro, non è fatta per essere riassunta in una vista panoramica.
La sua bellezza è diffusa, replicabile, viva.
Come in un frattale, più ti avvicini, più scopri.
Ma se ti allontani, lo stupore diventa una replica di un dettaglio, di una forma o di un ricordo.

 
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