A Pantelleria alla ricerca della Superluna

A Pantelleria alla ricerca della Superluna

Ieri alle otto di sera circa ci siamo messi in auto per andare “dietro l’isola” (così viene chiamata la zona a sud est di Pantelleria).
Attrezzature fotografiche, musica di sottofondo in auto e tanta voglia di immortalare la SUPERLUNA.
Durante il percorso ammetto di avere fatto un po’ di polemica perché non mi convinceva il luogo dal quale avremmo dovuto avvistarla.
Sostenevo che dall’interno dell’isola e non sul mare lo spettacolo sarebbe stato più bello perché avremmo avuto punti di riferimento più imponenti come le montagne e i dammusi.
Sostenevo con alacrità che questi elementi avrebbero caratterizzato meglio le immagini.
Insomma ho rotto le palle per tutta la durata del viaggio tranne i momenti in cui canticchiavo.

Ad un tratto Giovanni ha fermato l’auto e ci siamo messi ad aspettare.
Abbiamo fatto un po’ di foto nell’attesa, qualche video e mi sono data arie da professionista.
Mentre continuavo a sostenere che secondo i miei calcoli e le mie affinate conoscenze in tema di astronomia quello senz’altro non poteva essere il luogo giusto per fotografare e immortalare l’evento.
Chiusi in auto, perché spirava vento freddo, Giovanni nemmeno dibatteva.
Aspettava con calma pensando chissà cosa mentre io non smettevo di blaterare, contestare, lamentarmi: le zanzare, devo andare in bagno, qui il telefono non prende, non si può ascoltare musica, io te lo avevo detto che il posto era sbagliato…
Lui guardava davanti a sé, mentre io sciorinavo inesattezze e rimostranze, e io guardavo la linea del mare. Quando ad un tratto ho visto alzarsi una palla tra il bianco e l’arancio ed è stato a quel punto che con sgomento ho chiesto a Giovanni: “Ma come mai a quest’ora sta sorgendo il sole?”.
“E’ la Superluna ignorante”, ha detto.

E’ sceso dall’auto e l’ho perso di vista.
Mentre io, accasciata sul cruscotto, non potevo smettere di ridere per le ragioni che seguono: la mia totale e spregiudicata ignoranza, la mia assoluta e incrollabile presunzione, il mio stupido cicaleccio continuo, fastidioso e assordante, l’illuminata pazienza di Giovanni che non mi ha chiesto di sdraiarmi sull’asfalto nella speranza che qualcuno facesse al suo posto quello che lui non ha avuto il cuore di fare.

 
 
 

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