Il vento analogico

Il vento analogico

Quando a Pantelleria soffia lo scirocco chi non è supportato dall’invincibile Tim, super eroe della saga Marvel Phone, perde i contatti col mondo del digitale.

L’analogico è uguale per tutti e fanno fede i soliti cinque sensi, anche loro eroi ma di un’altra saga, quella del wonderful wild world il cui acronimo è www come l’altro, solo che per questo non hai bisogno di connetterti a nulla se non a te stesso.

Ma torniamo al mondo del digitale e allo scirocco Pantesco, che tra loro non avrebbero alcun nesso non fosse che per questo strano fenomeno di amputazione digitale che, nella migliore delle ipotesi ti dà una chance se ti agganci al 4G, che insieme il 5G è un punto sensibilissimo, soprattutto nelle fantasie complottiste dei nostri giorni.

Fermo restando che dall’1 al 5 di questo G ne abbiamo sempre sentito tutti parlare ma, sia esso un punto o una rete, nessuno mai l’ha mai vista né sfiorata, resta il fatto che appena dieci nodi di scirocco sfiorano il suolo di questa isola il mio cellulare, non supportato da Marvel Tim, va in roaming e si aggancia alle reti della Tunisia.

Il che significa che qualsiasi telefonata mi costa un botto, che non mi funziona niente di quasi niente ma, soprattutto, che l’orologio digitale del mio dispositivo segna un’ora meno (perché si setta sul fuso nordafricano) e mi catapulta presso località dai nomi a me ignoti, a seconda del capriccio o del momento, sicuramente site in prossimità della costa della Tunisia.

Cosa, che a ben pensarci e dopo un’estate di una certa stizza, trovo giusto nel senso e nel perché.

Se il vento proviene da quella terra, se da lì origina, perché mai il suo segnale viaggiante, tra etere ed onde, dovrebbe darmi un orario o un luogo cui non appartiene?

Se il vento ha vinto su antenne e parabole apparentemente più vicine, in forza di cosa dovrebbe abdicare e lasciare il campo ad un digitale partigiano ed inetto?

Solo dopo questa superflua, ostinata e incerta riflessione che spazia tra G che conosco e non riconosco, tra segnali che mi appartengono e non, che mi trascina nel guado dall’analogico al digitale, solo dopo tutto questo ho fatto pace con una storia fatta molto più di natura che di snaturata tecnologia

E dopo notti irrequiete trascorse nell’attesa di un ritorno in patria, ormai, quando il mio cellulare mi riporta in Italia riesco quasi ad avvertire un lieve e romantico “Mal d’Africa”.

Foto di Giovanni Matta

 
Tags