Ma a Pantelleria l’ombrellone serve?

Ma a Pantelleria l’ombrellone serve?

“Io l’ombrellone lo porto”, dice con una ostinazione che suscita in me e mio figlio una ilarità quasi immotivata.

Frenando le risate cerco di spiegarle che:

numero uno siamo sugli scogli di Pantelleria, numero due scendere fino al faro trasportando anche l’ombrellone è una inutile scocciatura, numero tre che, considerato il venticello, l’ombrellone dovrebbe essere arpionato con colata di cemento armato.

Sorride anche lei e mi risponde a tono che: numero uno siamo sugli scogli non è mai stato un problema, l’ombrellone lo trasporterà lei come è solita fare con tutte le altre cose, numero due che quanto al vento sta portando con sé annessi e connessi per assicurare l’ombrellone manco dovesse passare un Katerina di questi e il numero tre “purtroppo, lo ha dimenticato”

Di fatto, arrivati al mare, tutto sta procedendo come da sua previsione: sta trasportando con sé “armi e bagagli” saltando, come uno stambecco, tra uno spuntone e l‘altro e adesso deciderà dove ci stenderemo.

Dopo un attento studio che comprende: posizione del sole al momento dell’arrivo e quella che sarà nel momento in cui andremo via, esaminata l’ombra naturale di alcuni scogli a tettoia e la prossimità della gente, calcolando il tutto e aggiungendo con precisione il tempo di permanenza di ciascuno dei bagnanti,

ecco, fatto tutto questo, tira fuori il suo “arsenale da guerra” fatto di cordini, sacche e coltello da ricci. Pertanto, stabilito il posto dove risiederà l’ombrellone, monta una tenso struttura che potrà accogliere comodamente tre persone distese.

La guardo con estrema ammirazione, come sempre.

Finito il duro lavoro, prende i suoi occhiali e si tuffa e la vedo perdersi nel mare.

Nel frattempo nostro figlio rientra dalla sua lunga nuotata e, uscendo dall’acqua, mentre strofina corpo e capelli con l’asciugamani, guardando, anche lui, con incredulità e ammirazione, il capolavoro materno, sussurra tra sé e sé: “Bellissimo, non fosse che si trova a duecento metri di scogli impervi dai nostri teli e dalla riva del mare.

Scommetto, però, che se torniamo l’anno prossimo la postazione la troviamo li’, IMMOTA”.

Foto di Claudia Picciotto