Pantelleria è istinto puro.
Di quelli rari, mordaci, irrefrenabili.
È una missione da compiere senza conoscere patti o condizioni.
Pantelleria è audacia, è coraggio.
Ti fissa negli occhi, ti strappa un sorriso e ti spinge a essere quella te stessa che infrange.
Capace di stupire e di stupirsi.
Mia madre mi diceva che non conosco la paura.
Se fosse un complimento, non l’ho mai capito. E temo proprio che non lo fosse.
Ma se, in certi momenti, mi sono riconosciuta in questa isola-sorella,
è stato proprio perché ho sentito che anche Pantelleria non conosce la paura.
Pantelleria è le sue notti buie, attraversate solo dai fari di qualche auto.
È il silenzio asciutto interrotto dal verso di un’upupa o di un gufo.
È il vento impietoso che ti spoglia e ti riveste.
Le sue scogliere a picco sul mare ti riempiono lo stomaco di quel vuoto che è un po’ piacere, un po’ spavento.
Pantelleria è selvaggia come il più antico degli esseri umani.
Non usa la clava per percuoterti, ma ti insegna a vestire una nudità che abbiamo dimenticato.
Una nudità che solo su questa terra — e dentro al suo mare — possiamo provare a ritrovare.