Parto per Pantelleria

Parto per Pantelleria

Parto per l’isola di Pantelleria, due settimane di vacanza. 

Il bagaglio e’ rodato e deve contenere l’essenziale.

Sei libri (due saggi, due romanzi, due attualità), quattro costumi che non si sa mai uno mi si sgretola, biancheria intima in abbondanza perché fare il bucato è una noia, maglie a maniche corte e a maniche lunghe nel numero di sei per ciascun tipo perché si suda e sta male avere aloni sotto le ascelle, canotte anche sei per mantenere il numero da non fare confusione, due pull di cotone di cui uno con scollo a v e uno tondo per non essere monotoni, due felpe una con cerniera e una senza per questioni di praticità, giubbotto impermeabile per il motorino, che certe volte di sera si muore dal freddo, e guidarlo accartocciate e contorte è volgare, tre paia di pantaloni comodi e tre  jeans che così mi sento più tranquilla niente niente mi si strappano o si bucano o li perdo strada facendo, sei pantaloncini che li uso sempre comunque ed in ogni luogo indossati anche l’uno sull’altro, tre abitini per la sera con bijoux in pendant, tre profumi che richiamino lo stile e l’ambiente, tre magliettoni per la notte casomai qualcuno dovesse mai prendere fuoco, scarpe da tennis due paia perché al sole si rovinano, sandali e smalti, calzature da scoglio, due teli e due parei in tono con i costumi, materassino, una borsa per il mare se si va in barca, uno zaino per gli scogli, una pochette per la sera.

Credo di non avere dimenticato nulla.

Materiale utilizzato a fine vacanza: 

Avendo dimenticato gli occhiali a casa non ho letto nessun libro, ho utilizzato solo due costumi perché gli altri mi stavano scomodi da morire e mi ingrassavano, avendo trascorso la maggior parte del tempo in costume la biancheria, praticamente, è’ intonsa, ho usato una sola maglia a manica lunga che’ faceva un caldo da morire e alle altre cinque ho anche pensato di dare fuoco, quelle a maniche corte avevano delle etichette che mi strisciavano sulla nuca e mi davano un fastidio pazzesco, delle sei canotte due le ho utilizzate fino allo sfinimento mentre le altre quattro mi stavano strette, i pull di cotone si sono dimostrati come sempre inutili, la cerniera della felpa si e’ rotta e per 15 giorni ho usato quella senza, il  giubbotto impermeabile l’ho smarrito su uno scoglio al secondo giorno di permanenza sull’isola, ho utilizzato un solo paio di jeans perché gli altri tenevano caldo e  due pantaloncini che’ gli altri mi risultavano antipatici, gli abiti per la sera e gli accessori sono rimasti appesi alle stampelle e al ritorno li vendo su eBay, i magliettoni li ho usati al posto dei pareo, profumi e smalti li ho dimenticati, per fortuna , in un cassetto del como’ al dammuso, le scarpette da scoglio, a fine vacanza, le ho abbandonate in un cassonetto in quanto maleodoranti, le borse sono rimaste inutilizzate tranne lo zaino che, distrutto, grida vendetta.

Alle scarpe da tennis va il mio più sentito grazie.

Foto di Belinda Fewings/unsplash.com

 
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