Vuoi sposarmi, aloe?

Vuoi sposarmi, aloe?

“Se Gabriel Garcia Marquez ha assistito all’allunaggio mentre si trovava qui a Pantelleria anche io posso fare parte di una piccola storia che comincia chissà quando e che finisce sempre in quest’isola.”

Penso a questo mentre sciacquo le mie mani nel lavatoio sotto la tettoia mentre, distrattamente, osservo il mare lontano.

Le vele vibrano al vento fanno un rumore che assomiglia ad un barrito lontano di un cucciolo di elefante.

“Aloe, il nome mi gira in testa. E prima di andare al mare devo ritagliarne la solita minuscola striscia da avvolgere per bene nel mio fazzoletto di lino, da portare al mare, per spalmarne il liquido sulla pelle qualora una medusa mi sfiorasse. Non devo dimenticare nemmeno l’acqua e le mie due banane”.

Adesso sono tutto allungato in un lungo sbadiglio, in piedi, appena fuori sulla terrazza di Aloe.

“Aloe potrebbe essere anche il nome di una donna. Ma perché non di un uomo? Finisce con la “e”, si’ ma anche Giuseppe finisce con la “e”, idiota “, mi chino verso il tavolo e sfilo una sigaretta dal pacchetto, ma dimentico di accenderla.

Aloe, ah se fossi qui con me questa notte, Aloe”.

Mi allungo tutto, mentre cerco di toccare la punta dei miei piedi mantenendo rigide le gambe, faccio tre piegamenti e rientro in casa, ho un ritmo lento.

“Se oggi incontro Aloe, mi sposo”, è l’ultimo pensiero che faccio mentre mi spoglio, indosso il costume, la maglietta ed, infine, i miei sandali da trekking.

Al volo acchiappo lo zaino e salgo sul motorino: “Alla prima insenatura mi fermo”, penso.

“L’aria è calma, come il mio monologo interiore. Questo è il luogo dove ho deciso di terminare il mio libro”, mi dico.

A bordo strada abbandono la moto, scendo a balzelli di pietra in pietra, mi spoglio di un fiato: “Ma ci si spoglia d’un fiato?”.

Scendo, a piedi nudi, sul primo scoglio affiorante e la vedo, piccola, trasparente con fili d’oro e marrone, il mare la muove vicina al mio piede sinistro e ricordo, d’improvviso, di avere dimenticato la mia striscia di aloe. Sollevo gli occhi in alto, appena irritato, sto per uscire dall’ acqua quando

scorgo, sul mio stesso scoglio, un asciugamano maldestramente adagiato.

In acqua nuota Aloe.

Quest’anno mi sposo, mi dico.

Mentre penso di scrivere la fine del mio romanzo che sto appena scrivendo.

Foto di Giovanni Matta

 
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