Ossidiana, un dono antico

Ossidiana, un dono antico

L’altro giorno su Netflix ho visto un film che si intitola GIFT HANDS, è tratto da una storia vera e narra della vita di un bambino cresciuto negli anni sessanta, insieme al fratello, da una madre sola che, seppure tra mille difficoltà, spinge i figli alla conoscenza, a coltivare curiosità e fantasia e ad alimentare l’autostima e la fiducia nelle proprie capacità.
La narrazione si snoda attorno al più giovane dei due ragazzi: fragile e insicuro, certo di essere un fallito, incapace di misurarsi sia con se stesso che con gli altri.
Però un giorno trova per terra una pietra nera e luminosa, con questa in mano va in biblioteca e scopre che questa pietra si chiama ossidiana e ne studia la nascita e la formazione.
Pochi giorni dopo, in classe, il professore di scienze mostra proprio una di queste pietre e chiede ai ragazzi se qualcuno di loro ne conosca il nome.
È lì che il ragazzo, per la prima volta, raccogliendo tutto il suo coraggio alza tremante la mano e racconta cosa ha imparato.
Quello rappresenta il momento di svolta per il giovane e per la narrazione.

Premessa troppo lunga, lo so.
Ma i fatti, talvolta, attengono alla magia del caso.

Io vivo su un’isola, Pantelleria, che è di natura vulcanica.
Se cammini per certi sentieri, se mai sei andato a fare un bagno a Balata dei Turchi non hai potuto fare a meno di imbatterti in uno di questi sassi neri, lucidi, taglienti e fascinosi.
L’ossidiana è un vetro di natura vulcanica che si forma quando certa lava (ricca di silicio) scende velocemente e incontra il freddo del mare.
Così diventa traslucida, venata, con sfumature di colore che vanno dal viola al verde, ma più spesso è semplicemente nera di un nero, però, abbagliante.
Essendo un “vetro” facilmente “intagliabile” nel neolitico da questa si potevano fare punte, oggetti affilati e armi.
Nel 6000 a.C., all’interno di un circuito costituito da Lipari, Pantelleria, la Sardegna e Palmarola, l’ossidiana, per le sue caratteristiche di versatilità, diventò preziosa merce di scambio e venne esportata su ogni versante del Mediterraneo.

A Pantelleria, questa millenaria pietra chiamata “L’oro che veniva dal mare” è possibile trovarla come già vi dicevo a Balata dei Turchi, al Salto della Vecchia (ma è vivamente sconsigliato cercarla lungo la scarpata) e al Lago di Venere.

Ammiratela, se la trovate.
Non portatela via dall’isola, se potete.
Resistete alla tentazione, vi prego.

Foto di Giovanni Matta

 
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