La gioia di essere la custode dell’acqua piovana: un’esperienza unica a Pantelleria

La gioia di essere la custode dell’acqua piovana: un’esperienza unica a Pantelleria

È fine luglio e tra i miei chiodi fissi c’è quello di controllare il livello d’acqua dentro la cisterna.
Prendo la canna, quella lunga perché annodata ad una seconda, per andare a svolgere il mio check periodico.
Affondo la canna nella cisterna e quando la tiro fuori la avvicino al mio corpo.
MISURAZIONE AL CENTIMETRO.
Oggi scopro che ci saranno ancora circa ottanta centimetri d’acqua.
Ma sono ottanta centimetri di AUTENTICA ACQUA PIOVANA.

Ha piovuto quest’anno a Pantelleria, fino a giugno inoltrato ho visto scendere grosse gocce e il rivolo d’acqua incanalarsi tra grondaie, canali e fessure fin dove si vede, fin dove l’occhio arriva, per poi depositarsi nella cisterna che la casa accoglie.
Per quanto sia più vero che è la cisterna che accoglie la casa.
E il pensiero che agosto è vicino e io continuerò a fare la mia doccia (dietro un cannizzo di fortuna, anche quello costruito con più immaginazione che arte) con l’acqua piovana mai come oggi mi regala un moto di orgogliosa gioia.
L’idea di aver “preso” sinora la sola acqua che il cielo ha ceduto mi fa sentire grata, un po’ infantile e anche un pizzico “nobile”.

Così afferro il cuscino più lungo dalla ducchena e mi stendo proprio sopra la cisterna.
Come se fossi la custode del suo prezioso contenuto.
Socchiudo gli occhi al sole caldo, ma per fortuna oggi soffia un maestrale leggero e rinfrescante.
Non percuote, non strattona, accarezza quel tanto che basta a far sì che tra sole e vento il brivido arrivi sorprendente.

Chiudo gli occhi e vedo tutto perfettamente: la vallata di fronte a me, il falchetto che da circa un’ora gioca sopra la mia testa, piroettando o fermandosi in stallo, “domatore” di correnti fluide che solo lui conosce e sfida.
In fondo c’è tanto blu e oggi somiglia un po’ alla carta crespata che avvolge certi bouquet di fiori.

Vedo tutto ad occhi chiusi.
Mentre dentro di me sento ancora la magia di essere la custode di ottanta centimetri di acqua piovana.

Foto di Giovanni Matta

 
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