Mareggiata a Gadir

Mareggiata a Gadir

Ho visto un video di ciò che è accaduto circa un mese fa nel porticciolo di Gadir a Pantelleria a causa di un ciclone che ha attraversato quel tratto del Canale di Sicilia.
Purtroppo non sono nelle condizioni di mostrarvi il video ma ne potrete trovare tanti sul web, così da potervi fare una idea di quello che può accadere nelle occasioni in cui la natura prende il sopravvento.
Per fortuna, in questo caso, hanno subito danni cose e non persone.
E Pantelleria, le sue istituzioni e gli abitanti in soli due giorni hanno prontamente riportato il porticciolo in una condizione di quasi normalità.
La popolazione si è fatta carico di segnalare tutti i luoghi che avevano subito danni e nell’arco di quarantotto ore, ciascuno per la sua parte, ha dato il proprio contributo per il ripristino di Gadir, per l’appunto, ma anche di zone come il porticciolo di Scauri o il Molo Toscano.

Due sono i fatti su cui vorrei soffermarmi oggi.
La notizia è già vecchia di un mese ma certe riflessioni non arrivano nell’immediato.
A tutta prima, come per i fenomeni naturali, anche noi veniamo investiti da un’emozione che ci “urta”, ma col passare dei giorni gli stessi “cocci” che abbiamo visto sparsi sul molo diventano una sequenza di pensieri, congrui o incongrui.
Di fatto ciò di cui necessitiamo, come sempre e riuscire a fare ordine tra le emozioni sparse e spezzate.

In questo mese abbiamo visto di cosa è capace la Natura.
La mareggiata di Gadir, al confronto della immane tragedia Turca e Siriana, è ben poca cosa.
Nulla di paragonabile ovviamente.

Ma due fatti accomunano determinati eventi come questi: l’impossibilità di retrocedere d’innanzi a forze che sfuggono totalmente al controllo umano e la possibilità, successiva, di mettere in campo tutte le energie necessarie per recuperare il recuperabile.

Piccola metafora quella del Porto di Gadir: che l’uomo pensi di potere governare e controllare ciò che ritiene di possedere (sia esso terra, mare o pezzi di umanità) è una illusione che abbiamo coltivato nel tempo in forza della nostra risibile presunzione; d’altro canto esiste anche la capacità, tutta umana, di fare fronte all’emergenze, di saper fare cordata, di fare diventare un individuo una massa, come se ci spezzettassimo o ci moltiplicassimo.

A dimostrazione del fatto che per quanto piccolo l’essere umano sia non è sempre detto che se compatto non possa anch’esso essere “una forza della Natura”.

Foto di Joshua Earle

 
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