Pantelleria e il relitto di Cala Levante

Pantelleria e il relitto di Cala Levante

Agosto e maestrale inducono i meno ardimentosi a “spiaggiarsi” in massa a Cala Levante.
Tra questi qualche mattina fa c’ero anche io.
Se nella norma a Pantelleria devi camminare tra scogli appuntiti, nella fattispecie l’impresa di non calpestare la gente sdraiata aveva parametri di difficoltà quasi pari.

Trovato circa un metro quadro dove stendere il telo ho immediatamente preferito il mare alla terra ferma.
Scansati con prudenza asciugamani, sassi “ferma teli”, unicorni volanti, vele da surf, un numero imprecisato di subacquei in assetto da immersione alla scoperta dei resti del Titanic e un intero squadrone di madri con bimbi al seguito che intasavano la scaletta di accesso al mare, finalmente sono entrata in acqua.

Prima sorpresa, era fresca.
Il che mi ha ridato quel poco di lucidità perduta in quell’ “ondosa marea” di esseri umani (tra cui anche io) muniti chi di maschere, chi di granite, chi di ombrelloni sprovvisti di punti di appoggio e pertanto pericolosamente volanti.

Seconda sorpresa: avendo deciso di allontanarmi dalla “pazza folla” ho cominciato ad allontanarmi dalla costa e a circa sette metri ho incontrato i sub che galleggiavano tra la folla di bagnanti.
Cosa facevano lì fermi?
Domanda senza risposta.

Terza sorpresa: una bracciata dopo l’altra mi sono imbattuta nei resti della Nave Minerva.
gaudio, gioia, sorpresa.
La nave Minerva, che trasportava cotone da una imprecisata zona dell’Africa nei primi anni ottanta naufragò in quel tratto di mare, dove rimase incagliata per molti anni.
All’inizio fu depredata di tutto il cotone che aveva a bordo, nel tempo diventò una specie di acqua park per i coraggiosi ragazzi dell’isola che vi serpeggiavano attorno.
Esplorazioni, prove di coraggio, tuffi.
Attrazione appena macabra ma ben sfruttata dai più giovani.
Col tempo, però, il cotone cominciò a marcire e da questo esalava un odore insopportabile che rese la cala praticamente non più balneabile.
Solo dopo molti anni rimossero il grosso di ciò che rimaneva in vista.
Ma ancora oggi, sul fondale, se vi allontanate di una cinquantina di metri dalla baia potrete osservare tanti resti e per un lunghissimo tratto di mare.
Qualcuno giudicherà la visione inquietante, io ho battuto palmo a palmo la zona fin dove ho potuto
cercando di capire quale fosse la provenienza di quelle lamiere contorte o di certi lunghi e dritti pali di legno.

Una piccola avventura e un pezzo di storia, questo è quello che può regalarti Pantelleria anche in giornate che sembrano cominciare non proprio benissimo.

 
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