“Libertà l’ho vista dormire
Nei campi coltivati
A cielo e denaro
A cielo ed amore
Protetta da un filo spinato”
(Da “Il suonatore Jones” di Fabrizio De André – 1971)
La libertà, di quante ovvietà sembra intrisa questa parola.
Ne potremmo annoverare così tante da riempire questa pagina.
Peccato, che niente (ma proprio niente), sia così ovvio o scontato quando si utilizza il termine LIBERTÀ.
È un termine che ha così tante declinazioni quante sono le stratificazioni e i piani paralleli e intersecanti della vita di tutti gli esseri viventi su questo pianeta.
E forse una pagina non basterebbe neanche.
Trascuro i proclami politici, sociali, letterari e sentimentali e sterzo con manovra brusca per ritrovarmi immersa dentro la Piana della Ghirlanda a Pantelleria, mentre il sole cala di sbieco dietro le montagne alla mia sinistra.
Così rallento e accosto dove posso, scendo dall’auto e rullo una sigaretta ( che non è libertà ma dipendenza), siedo su un muretto a secco e penso alle libertà che mi regala questa isola.
Pantelleria mi consente di lasciare la porta di casa aperta senza paura che qualcuno si intrufoli, se non uno dei gatti o dei cani del vicinato:
Pantelleria mi dà la possibilità di lasciare l’auto aperta con le chiavi appese mentre faccio la spesa.
Pantelleria mi concede il lusso di lasciare il motorino con le chiavi appese e il casco poggiato sulla sella mentre sono al mare.
Pantelleria mi fa dimenticare che dovrei avere paura.
Non ci sono solo Santi e eroi su quest’isola.
A chi arriva consiglio di rilassarsi ma di “conservare” una certa dose di prudenza.
Il resto va da sé.
E lo so che tutto quello che vi ho appena raccontato, quella sensazione di non dover avere paura del prossimo è ben poca cosa rispetto a tutte le censure alla LIBERTÀ che, in questi tempi irascibili e agguerriti, stiamo vivendo.
Ma se non guardo al mio dito questa volta è la speranza che mi perdo.
Alla luna ci penso domani, che quanto a libertà lei sì che ne capisce.
Foto di Giovanni Matta