L’eleganza del riccio sta nel fatto che c’è ma non ama farsi notare.
Talvolta lo vedi, tronfio e pieno di aculei, e io lo trovo di una bellezza che mi incanta.
A Pantelleria se ne “intravedono” tanti, ma mai quanti se ne trovavano vent’anni fa.
Altre volte il riccio si nasconde — e fa pure bene — perché se è un maschio avrà il diritto di riprodursi, se è femmina verrà immediatamente sottratta al fondale prescelto per finire su un tozzo di pane o su uno spaghetto al dente.
Capita anche che, grazie a questa sua capacità prossima alla mimesi, il tuo occhio lo perda di vista e lo rintracci invece da qualche parte del tuo piede.
Pertanto la prudenza vorrebbe che i visitatori di Pantelleria, ricca di questi animali marini, indossino sempre delle scarpette di protezione.
Chi ha sfortunatamente incontrato gli aculei del riccio sa esattamente di cosa sto parlando.
In prima istanza avvertirete la puntura.
Mentre siete al mare evitate di usare strumenti approssimativi o sporchi per estrarre le spine: rischiate di infettare la zona colpita senza ottenere risultati.
Esistono rimedi antichi e moderni per far sì che l’aculeo venga fuori da solo; armatevi di pazienza e sopportazione del dolore e sarete premiati.
Solo il pescatore esperto o un buon medico del pronto soccorso saranno altrimenti capaci di salvarvi prontamente.
Prima di tornare a casa dotatevi comunque di un paio di buone pomate e fate fare agli aculei la loro strada verso l’esterno.
Ci saranno momenti in cui penserete che la perdita dell’arto è vicina, istanti in cui crederete che l’unica salvezza sia tagliarselo quell’arto, altri ancora in cui maledirete con tutte le vostre forze l’incauta decisione di non avere usato le scarpine.
Camminerete zoppicando, trascinando la gamba come se un proiettile vi avesse colpito al femore e guarderete il vostro piede gemendo.
Ma vi assicuro che tutto questo dura solo un paio di giorni: lentamente il dolore si farà meno acuto e una mattina — nell’arco di un paio di settimane — scoprirete che gli aculei hanno trovato modo e maniera per scappare dai vostri piedi.
La tesi più accreditata è che, essendo la spina un corpo estraneo, la nostra epidermide la rigetti.
La meno accreditata è che stare ai piedi di qualcuno non è cosa bella per nessuno.
Anche in questo risiede la sua eleganza.
(E già che ci siamo, ricordiamoci che i ricci — quelli veri — si gustano solo nei mesi “con la R”: da settembre ad aprile. Non tanto per scaramanzia, ma perché in estate meritano di riprodursi in pace, eleganti e invisibili, come sanno essere solo loro.)