CHI O COSA E’ UN OSPITE

CHI O COSA E’ UN OSPITE

“Quindi lei è il nostro ospite?”

Prontissima a rispondere, ripete:”Quindi è lei la mia ospite?”.

Cavolo, penso, una parola per due concetti opposti è una sfiga pazzesca.

Se non avesse gli occhi sorridenti interromperei la conversazione con una ovvietà ma lei mi spinge a continuare, fa un piccolo gesto del capo verso destra ed io so già che mi ritroverò dentro una discussione che so che non avrà né capo né piedi.

Ed io: “Se io sono un ospite, mi dica esattamente lei chi è, generalità e quant’altro”.

L’ennesima occhiata di sghembo e comincia: “Io sono l’ospite e non facciamo confusione tra il tris di asciugamani che riponete con cura ai piedi del letto.

Sono chi avete atteso alla vostra tavola imbandita, la stessa per cui avete lustrato le stoviglie, quella per cui al mattino vi siete svegliati e senza neanche conoscere il mio volto avete risposto ad un mio desiderio come si fa davanti ad una bambina che fa i capricci, quella per cui avete contato i giorni e quella per cui adesso lei si ritrova ad avere un sorriso impostato che, svoltato l’angolo, potrebbe svanire in un lampo”.

Non intendo rinunciare alla sfida e rispondo: “L’ospite sono io, quella che ha imbandito la tavola perché lei potesse, ad ogni boccone, socchiudere gli occhi ; sono sempre io l’ospite perché i capricci di certi bambini sono adorabili; sono l’ospite perché contare i giorni fa parte di un mestiere che faccio per il quale ogni dimenticanza è un meno che devo segnare nel mio calepino del pressapochismo; in ultimo, quello che lei definisce un “sorriso impostato” è il piacere di una sfida che è già dentro un’altra sfida”.

Per poco non mi interrompe e butta lì l’ultima domanda: “Allora mi dica lei, chi ospita chi?”

Devo pensarci un attimo: “Se lei pensa che il tris di spugna sia una banalità è caduta in un grande errore. Sappiamo tutti a cosa servono quelle stoffe ai piedi del suo letto: una asciugherà il suo viso, una il suo corpo nella sua interezza e una assorbirà altro bagnato.

Come “consolare” qualcuno da capo a piedi.

Poi OSPITI siamo entrambi.

Lei che ha deciso che fossi io a prendermi cura di lei ed io che riporrò, sempre, tre asciugamani ai piedi del suo letto.

E mi creda, non si tratta di una stupida metafora a doppio senso.

E’ il senso, piuttosto, di questo mio lavoro”.

Una stretta di mano ha sancito un’alleanza.

Resta ancora da scoprire perché una sola parola racchiuda troppi significati.

Foto di Mathias-p-r-reding-k da Unsplash

 
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