Facciamo fuoco, spariamo margherite!

Facciamo fuoco, spariamo margherite!

Facciamo fuoco, spariamo petali!

Io dentro ai cannoni continuo a mettere i fiori.
Ma ho la sensazione che non usi il fertilizzante giusto.
Quest’ anno lo dedico alla ricerca di un fertilizzante naturale che possa far crescere fiori non solo dentro i cannoni, ma anche dentro certi missili che una volta caduti da qualche parte spargano margherite.

Pantelleria in primavera ne è piena.
(Di fiori, non di missili).
E io vorrei sparare tonnellate di petali sopra le città e i “campi” di profughi.
Avevo anche pensato di far fuoco con tonnellate di lenticchie ma poi ho pensato che, sia le mignon che le grandi, quando colpiscono bene bene non fanno.

Per tornare alla mia Pantelleria avrei anche riempito le bocche dell’artiglieria con i capperi, ma non è tempo e, se salati, anche quelli procurerebbero qualche noia.
Ho ripiegato allora, con gioia, sui ciclamini che ricoprono l’isola di questi tempi e su immaginarie margherite che sull’isola sono un trionfo di giallo e selvaggio.

Facciamo fuoco, spariamo ciclamini!

E poi mi piacerebbe che ogni barca avesse un’ancora di salvezza.
Che nessun uomo dovesse scappare da un luogo per trovarne un altro da cui scappare.
Vorrei che ciascuno di noi facesse due passi indietro e cedesse un poco di spazio all’altro.
Sarei contenta se smettessimo di accapigliarci per le differenze e cominciassimo ad amarle.
Sarei più serena se durante questo strano dicembre primaverile noi tutti poggiassimo le labbra sulle tempie del globo, come si fa con i bambini per capire se e quanta febbre hanno e ce ne prendessimo cura, notte e giorno.
Mi augurerei per l’anno che viene un popolo di pensatori, un fiume di artisti, una pioggia di “imbecilli” che amano cantare sotto la pioggia, una valanga di gente che vuole scalare le montagne, quelle vere, un folla di ingenui che si “tuffa” tra la gente con l’incredulità di un ragazzo e che non riesce sa scegliere a quale sorriso rispondere prima, una cerchia di persone beneamate che sa dire, a ciascuno di noi, che ci amerà per sempre (anche se non è vero) e poi vorrei anche un tramonto senza filtri e una vita senza filtri.

Dall’alto di una Montagna Grande di un’isola piccola come Pantelleria, vi raggiunga un augurio dall’eco ridondante, che sbatta su ogni parete, sui muri delle vostre case, che vi faccia correre in strada e regalare anche a noi, un buon anno altrettanto forte e intenso.

Buon anno, gente.
Buon anno a tutti voi.

Da Barcellona, da Pantelleria e da Palermo.

Foto di Giovanni Matta

 
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