Il sapore della tenacia

Il sapore della tenacia

Quanto è tenace una pianta di capperi.

Lo chiedi a lei farebbe spallucce, non si degnerebbe neanche di rispondere, cosi presa com’è a vivere e a riprodursi. Fortunatamente ha collaboratori validi in un’isola come Pantelleria.

Infatti mentre lei si aggrappa al terreno, si intrufola nelle fessure di un muretto a secco e tra una pietra e l’altra germoglia ostinata, tenace come solo certe ginestre, mentre si protende al sole e succhia con determinazione la poca acqua che le regala il #cielo e tutti i minerali di questo terreno lavico qualcuno in maniera più o meno disinteressata le dà una mano.

Il primo collaboratore instancabile è il #vento che fornisce un servizio capillare sui terreni più fertili di #Pantelleria, conosce le mappe, sparpaglia a dovere e ha la capillarità del corriere più esperto. Consegna semi dovunque, mai nessuno s’è lamentato per la puntualità, qualcuno, purtroppo, ha storto il naso per l’invadenza.

Fattorini solerti sono invece le lucertole che numerosissime e veloci vanno a caccia su tutta l’isola.

Voi le conoscete come cacciatrici implacabili di piccoli insetti, invece questo strisciante esercito di rettili ha un gusto spiccato per degli zuccheri contenuti nei fiori del cappero e assieme ai fiori, voraci e distratte, ingurgitano anche i semi che dopo una breve digestione rilasciano perfettamente sani qui e li’. Dando luogo a piante robuste nei luoghi più impensati. Fattorini disordinati, ma se ne apprezza la minuziosità del lavoro.

Infine esiste l’uomo a dare una mano alla pianta del cappero ed in questo caso nasce un vero sodalizio perché l’arbusto è generoso ma pretende una cura costante e dal seme, alla pianta, al raccolto fino alla conservazione, mica è una storia per pivelli, CAPPERI!

Ma questa è un’altra storia che vi racconterò i primi di maggio.
Stay tuned.

Foto di Giovanni Matta

 
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