Pantelleria è anche il suo Maestrale

Pantelleria è anche il suo Maestrale

MAESTRALONE.
E da lontano li vedo i cavalloni che più che altro sembrano puledri spumeggianti e impazziti, che si inseguono l’uno sull’altro a fare a gara a chi arriva prima, dentro un mare di un azzurro vivido che riflette una ad una le nuvole che lo sorvolano, creando spazi di grigio che fanno tanto intemperie ma che spariscono nell’attimo stesso in cui le hai intraviste o anche solo pensate.

MAESTRALONE
Che ti avvolge la testa e un poco la sconquassa, mentre sbattono porte e finestre e tutto fischia che è una bellezza, mentre un fruscio costante e impetuoso ti impedisce di fermare, anche solo per un attimo, la cima dei tuoi capelli o quella degli alberi e anche quella dei fili d’erba, quelli piccoli e bassi.

MAESTRALONE.
Che qualcuno dice anche “Ma chi me l’ha fatto fare a venire su quest’isola che sta per spazzarmi via, mentre mi spiazza con questo sole che non arde nemmeno più e io che mi spettavo l’africa e il Sahara mentre qui tutto è verde brillante e persino l’acqua del Lago mi guarda e mi dice che questo luogo che si agita tutto adesso ha messo anche me in agitazione, che mi resta solo il pensiero di non voler fare ritorno a casa e sceglierla Pantelleria, ché tanto lei, a forza di venti e capriole, in un’aria di blu intenso mi ha già detto che sono a casa”.

 
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