Salvament

Salvament

Spiaggia di Barcellona.
Il primo giorno mi sono imbattuta in questa immagine.
Fotografata per rabbia e istinto.
Immagine complessa.

Davanti a questo Mediterraneo, in una terra lontana dalla mia, simboli, oggetti e una parola che è SALVAMENT mi hanno messo davanti a cento realtà differenti.
Simbolismi amari, mi spiace.
Vi tocca un post di riflessione.

La foto è stata scattata a Barcellona, ma appartiene a Pantelleria a Lampedusa, a Palermo, al Mar Mediterraneo, alla città come aggregato di popoli e differenze, a certa disperazione, alla delinquenza comune e, infine, alla speranza.

Ho immaginato mille cose guardando e riguardando questa torretta che fa molto “Baywatch”, ma in una giornata d’inverno, ho esaminato (mentre facevo lo scatto) uno ad uno gli oggetti che quella valigia aveva contenuto, non saprò mai cosa è stato portato via e ho visto solo ciò che è stato trascurato.

O forse no.
Io lo so cosa è stato sottratto: un bene, pezzetti di vita, la fiducia, la gioia di un cammino, la certezza di essere arrivati in un “porto”, l’avere immaginato un luogo senza aver fatto prima i conti con l’umanità e molto altro ancora.
Probabilmente sarebbe stato un viaggio come tanti altri, ma deve essere iniziato male.

Potrei continuare ma mi fermo per una sola ragione, che è quella grande scritta che capeggia su una torretta dove lavorano PERSONE che salvano altre PERSONE.
Mi fermo perché queste migliaia di pixel compongono la parola SALVAMENT.

SALVAMENT.
E non voglio rinunciarvi.
Altrimenti io avrei continuato.

Foto di Claudia Picciotto

 
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