Una “ninfa” a Pantelleria

Una “ninfa” a Pantelleria

A Pantelleria esiste una vecchia tradizione, ormai andata praticamente in disuso, inerente la conservazione dei cibi.
Più che di conservazione si trattava di proteggerli dall’attacco di topolini, gatti e animali di passaggio.
L’usanza era quella di appendere un tronco a “testa” in giù, questo doveva avere diversi rami ai quali risultasse facile appendere cibo, verdure, insaccati, ma anche fiori (come l’elicriso).
Ovviamente il ramo prescelto non doveva essere particolarmente pesante e allo stesso tempo resistente abbastanza per reggere le cibarie.
Pertanto, nella maggior parte dei casi, per la natura del suo fusto e la forma dei suoi rami spesso era prediletto il leggero tronco dell’agave.
Il suo nome è “Ninfa”.

Oggi lo si trova ancora in alcuni dammusi (tra i nostri è in bella mostra all’ingresso del Dammuso Zighidì), ma è praticamente diventato un oggetto di mero ornamento.
Un ritorno al passato in una dimensione un po’ spoglia ma fortemente simbolica.

A Pantelleria questo bizzarro porta oggetti (che vedete nella foto allegata) viene ancora usato da alcuni coltivatori, che oltre a proteggere il cibo da avidi e veloci mini predatori lo utilizzano per fare essiccare il pomodoro, l’origano o l’alloro.
Numerose potrebbero essere le declinazioni e l’uso di questo ramo, dal porta abiti al porta lampada.
Bisognerebbe dare sfogo alla fantasia e ripensarlo nelle sue diverse e molteplici “attitudini”.
A maggio a Pantelleria l’elicriso è in fiore e lungo i sentieri o le strade è possibile trovarne tante macchie.
In mezzo alle mille tonalità di verde di cui si ricopre l’isola in primavera crescono, con vigore, questi rigogliosi cespugli gialli.
I panteschi sono usi raccoglierne alcuni mazzi che, per l’appunto, appendono alla ninfa (solitamente posta in una cantina ombrosa, la stessa dove poi risiederanno i capperi) col fiore verso il basso.
L’elicriso, quando secca non perde la sua naturale bellezza, le tonalità del verde e del giallo si attenuano appena regalando al mazzo una raffinatezza assolutamente naturale.
Così questo fiore potrà accompagnarvi per tutto il resto dell’anno, che ne facciate un centrotavola o raccolto in un bel vaso e posto tra i libri.

Ma prima di ogni cosa spero, un giorno, abbiate l’opportunità di vedere una “ninfa” dalla quale pende una cascata di questi fiorellini gialli, immagine iconografica di un’isola con tanti, troppi tesori nascosti.

 
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