Le api di Lucia

Le api di Lucia

Lucia ha le mani dorate.

Così dice di una donna che ha il dono di fare con le sue mani delle piccole o grandi opere d’arte.

Lucia abita a Pantelleria è una donna piccola, minuta e cucina con straordinaria pazienza e sapienza. Lucia fa i ravioli dolci e salati, i baci panteschi, pasticciotti, i mustaccioli e tanto altro.

Dalla sua cucina escono manufatti per palati insaziabili.

Lucia ha le mani d’oro.

L’altro giorno l’ho incontrata e non la vedevo da un anno.

Appena più curva dell’anno prima, sorridente come sempre e dolce come i suoi pasticciotti.

Le ho chiesto se aveva del miele, perché Lucia ha anche una ventina di arnie dalle quali tira fuori un miele che ha un naturale retrogusto al mentolo e aria fresca.

Alla mia domanda le si è piegato un angolo della bocca e il suo sguardo si è velato d’improvviso.

Mi ha detto: “Ho pochissimo miele, lo tengo per me. Le mie api si sono ammalate, lo sai? Gli si sbriciolano le ali”.

Ho allungato il braccio sinistro e ho cinto il suo corpicino forte forte.

“Stanno male, non possono più volare le mie api e io non posso fare niente per loro”.

Ad un tratto è emersa dal fondo una tristezza che neanche a cercare di cavarla fuori a forza se ne andava.

Un masso enorme impossibile da rimuovere.

Ci siamo salutate con la promessa di rivederci presto.

Tornata a casa ho subito deciso che volevo capire cosa stesse succedendo alle api di Lucia.

Ho trovato decine di articoli che raccontano di una malattia che esiste da tempo, almeno dal 2000, nata in Europa si chiama DEFORMED WINGS VIRUS (DWV).

Lo scrivo in inglese perché in italiano, non so per quale ragione, suona più doloroso.

Il virus, all’inizio, non era aggressivo come adesso, la sua nuova variante DVW-B ha una velocità di diffusione altissima ed è provocato da alcuni acari che si chiamano Varroa.

Sembra che l’unico terreno inospitale per questi, al momento, sia l’Australia.

Almeno lì le api mellifere sono ancora salve.

Sarei voluta andare da Lucia a spiegarle che alle sue api le ali, in verità, non si sbriciolano e raccontarle quello che avevo letto.

Poi ho pensato che questo per lei fosse troppo.

Lucia ha le mani d’oro.

Ma questa volta non può fare l’impossibile.

Lei che compie piccoli miracoli dentro una piccola cucina che odora sempre di vaniglia e cannella.

Io a Lucia questa storia non voglio raccontarla.

Avrei potuto risparmiarla anche a voi.

Adesso però vi dico perché l’ho scritta e ve la sto porgendo.

Perché sento che tutto questo è dipeso da me, da tutti noi, da questa nostra ostinata incredulità rispetto al male che siamo riusciti a fare all’ambiente, smarcandoci volutamente dalla colpa grave di essere incuranti e sciatti, con la scusa che certe cose, fino a che non le vedi, possono pure non essere vere.

Lucia ha pochi barattoli di miele quest’anno nelle mensole della sua cucina, li tiene per sé.

Un giorno saranno pochissimi i contenitori dorati sugli scaffali di qualsiasi negozio o supermercato e allora, magari, avremo capito che il danno è irreparabile.

E, purtroppo, non riguarda soltanto quel velo color oro che spargiamo sul nostro pane.

Ma è una catastrofe di proporzioni ben più grandi.

E non riguarda solo le nostre fette biscottate al mattino.

Ma una fetta di mondo che mancherà di primavere fiorite.

 
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