Quando ho perso il mio primo volo: un racconto di disavventure e lezioni apprese

Quando ho perso il mio primo volo: un racconto di disavventure e lezioni apprese

Ho perso il mio primo volo
Ho perso il volo per Pantelleria.
Questo è un post di sfogo (personale) ma anche di servizio, affinché l’esperienza altrui sia di insegnamento.

Questa mattina mi sono svegliata senza nessun comodo, ho fatto finta di fare colazione, ho salutato quei pochi familiari e para familiari che erano in casa e mi sono precipitata, con valigia pesante 23 chilogrammi netti, per recarmi in aeroporto.
Bagaglio (ultimo rimasto in casa) primi anni ‘ottanta, RETTANGOLARE misure 60×110 cm con due rotelle ad angolo sul lato corto e maniglione per trascinamento (che produce un basculamento alternato destra sinistra che provoca ematomi su entrambe le gambe). 

Tralasciamo gli accadimenti lungo il percorso e ritroviamoci direttamente in aeroporto dove la mia mente, nella norma, perde una buona dose di lucidità e attaccamento alla realtà.
Pertanto, la mia mente crede di ricordare dove si trova il banco check-in, peccato che anziché andare al pian terreno (vostro onore accogliete in mia difesa il fatto che al pian terreno nel 99% dei casi non si fanno check-in – OBIEZIONE ACCOLTA) vado al primo piano.
Quando ritrovo il senso del tempo e dello spazio (relativo), sono ormai le 10:11 e il volo parte alle 10:50.
Al banco dell’accoglienza non c’è più nessuno. 

Vinta, sconsolata, affranta ho chiesto che mi consentissero l’imbarco, nell’ordine a: omino del banco informazioni, due poliziotti, tre viaggiatori stranieri, ufficio ticket parcheggio e cassiera del bar.
La cassiera del bar mi ha convinto che non avrei avuto alcuna chance di imbarcarmi. 

Ho trascorso i venti chilometri che mi separavano da Palermo cercando di parlare con DAT per farmi emettere un biglietto nell’immediato.
La DAT mi ha risposto che ero appena arrivata sotto casa, mia figlia che era stata avvisata del fatto che avevo perso l’aereo mi ha risposto, al contrario, IMMEDIATAMENTE e con queste parole: “Sto pulendo casa, vedi tu dove puoi andare a stare per oggi. Qui non rientri”.

Da questa esperienza traggo due morali e vi invito a riflettere su quanto accadutomi:
PRIMA MORALE – all’aeroporto si arriva con almeno un’ora e mezzo di anticipo rispetto all’orario di imbarco.
SECONDA MORALE – quanto a mia figlia anche lei non conosce clemenza e per rientrare a casa ho dovuto supplicarla da dietro la porta e, in un attimo di distrazione, mi ha aperto una sua amica facendomi entrare di soppiatto.
Lo ripeto con le sue parole: “Pensateci prima di fare figli perché potrebbe accadere che vengano su acidi come me”. 

Per ora è tutto, ci vediamo domani a Pantelleria. 

FORSE. 

 
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